Vangelo 22 maggio 2024 - Luca 8,42a-48

Gesù guarisce una donna che soffre di emorragie

È un miracolo fra i tanti. Ma qui c’è qualcosa di particolarmente interessante, e lo si vede dal dialogo (in parte silenzioso, in parte a parole) che avviene fra la donna e Gesù. La donna è gravemente ammalata da molti anni ed ha avuto modo di sperimentare fino in fondo l’impotenza degli interventi dell’uomo. È ricorsa a molti medici, ha speso tutto il suo patrimonio ed è peggiorata anziché guarita. Gesù è la sua ultima speranza. Ma non è solo malata, è anche considerata impura. La legge dichiarava impura una donna che aveva perdite di sangue, e impuro diventava tutto ciò che essa toccava. Una donna da evitare, dunque. Ecco perché essa cerca di toccare di nascosto la veste di Gesù, ed ecco perché si sente tanto colpevole quando si sente scoperta. Col suo gesto – timido e senza parole per paura di essere respinta – la donna chiede la guarigione. Ma il verbo adoperato («salvare») dice qualcosa di più della guarigione.

E difatti Gesù le dona molto di più, cogliendo il bisogno della donna nel profondo, non in superficie: «La tua fede ti ha salvata, va’ in pace».

Gesù strappa la donna dall’anonimato in cui ella voleva rimanere, e rende pubblico il suo gesto: «Chi mi ha toccato?». Prigioniera della sua condizione e della mentalità comune, la donna interpreta la domanda di Gesù come una domanda di giudizio. E invece si accorge che è una parola di accoglienza («Figlia…»). Gesù rende pubblico il gesto della donna perché vuole che si sappia che per lui quella donna non è impura. La donna ha chiesto la guarigione, Gesù le offre anche l’accoglienza: un dono che la donna non avrebbe mai osato chiedere, perché implicava il superamento di una legge ritenuta inviolabile. Chiedendolo sarebbe stato come invitare Gesù a fare qualcosa di illecito.

«Gli toccò il lembo del mantello»: la fede di questa donna è «popolare», immatura, quasi superstiziosa. Ma è pur sempre un grido sincero che nasce da una grande angoscia e da un bisogno umanissimo. E Gesù non si attarda a purificare la sua fede, anche se non è matura, anche se imprecisa, ma è tanta, e questo basta. Gesù raggiunge la donna nel suo bisogno. Non prima la purificazione della fede e poi la guarigione, ma prima la guarigione e l’accoglienza.

Di questo volto di Dio rivelato in Gesù noi siamo testimoni. Diciamo a noi stessi e a tutti coloro che incontriamo che il nostro Dio è guarigione e accoglienza.